La storia del "Piccola Nizza": il lido di Torre a Mare distrutto da una tempesta nel 1952
Letto: 9935 volte
mercoledì 6 aprile 2022
Letto: 9935 volte
di Mina Barcone - foto Nicola Velluso
Della struttura si ricordano le numerose cabine in muratura, il bagno in acqua salsoiodica, il bar, il ristorante, il campo da tennis, il parco giochi per i più piccoli e la sala da ballo. E poi il particolare nome, che pare fu dato dal fondatore, l’ungherese Andrè Koleszar, per omaggiare sua moglie Micaela dei Marchesi di Rocca Martina, che aveva origini francesi.
Purtroppo però, come il coevo Gran Lido Marzulli, anche il Piccola Nizza ebbe vita breve: fu infatti distrutto nel luglio del 1952 a causa di una fortissima burrasca.
Abbiamo così ricostruito la storia di questo gioiello barese grazie alle ricerche dell’esperto di storia locale Agostino Montedoro, il quale ha raccolto numerose testimonianze di vecchi residenti e anziani pescatori di Torre a Mare. (Vedi foto galleria)
Incontriamo lo studioso proprio a Cala Fetta, insenatura che ospitò tra il VI e il III millennio a.C. un'importante civiltà neolitica. Situata a nord del porticciolo del borgo, è posta sotto il livello stradale: risulta infatti dominata dall’alto dal lungomare di Torre a Mare, che in questo punto prende il nome di via Andrea Buonsante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La piccola baia è caratterizzata da un stretta striscia di sabbia circondata da un’alta scogliera sulla quale trovano posto a sinistra la sede estiva del “nobiliare” Circolo Unione e a destra la paninoteca la “Baita”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Fu proprio in questo punto che nel 1948 l’ungherese Andrè Koleszar decise di aprire il “Piccola Nizza” – esordisce Montedoro -. L’imprenditore era molto conosciuto in città in quanto inventore di una particolare penna stilografica che realizzava e vendeva a Bari in corso Vittorio Emanuele 36. Grazie agli utili di quest’attività decise di investire nella costruzione di un elegante stabilimento balneare».
La scelta del luogo dove realizzarlo ricadde proprio su Cala Fetta, un’insenatura un tempo caratterizzata da terreno paludoso e da aria insalubre e per questo definitiva “Infetta”. Qui infatti oltre a crearsi grossi e “profumati” banchi di alghe, si formava uno stagno a causa dell’imperfetto deflusso delle acque meteoriche alluvionali. Il posto diveniva quindi preda di insetti di vario tipo che rendevano l’area non frequentabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1898 però il Comune di Noicattaro, del quale Torre a Mare faceva parte, decise di bonificare la zona, che negli anni successivi divenne meta di bagnanti. «Ma sabbia ce n’era poca – avverte la nostra guida -. Fu infatti fatta trasportare da Koleszar dalla vicina Cozze quando decise di avviare il lido».
Il “Piccola Nizza” appunto, che oltre a dotarsi di un arenile fu arricchito da tutte le possibili comodità. Le cabine, il cui affitto per l’intera stagione ammontava a dodicimila lire (220 euro di oggi), erano disposte lungo il muro che divide la cala dalla strada. Mentre lì dove si trova oggi la Baita c’erano la reception, il bar e il ristorante a forma di nave. Quest’ultimo serviva un pasto completo alla cifra di cinquecento lire e dal secondo anno di attività iniziò a sfornare anche pizze e rustici accompagnati ovviamente dall’immancabile birra Peroni.
Infine un po’ più a sud (nel posto oggi occupato dal parcheggio del ristorante “Da Nicola”), si apriva il campo da tennis. «C’era anche la cabina del fotografo - ci rivela un 85enne residente -. Io ero un bambino, ma ricordo quest’uomo che faceva su e giù per lo stabilimento per immortalare i bagnanti. Poi si ritirava all’interno della cabina per sviluppare le immagini che vendeva sulla spiaggia».
Nei suoi quattro anni di vita il Piccola Nizza accolse centinaia e centinaia di ospiti. «Il proprietario mise addirittura a disposizione un pullman che partiva da Bari e portava i bagnanti qui – spiega Agostino –. L’abbonamento mensile ammontava a circa duemila lire».
Purtroppo però nel luglio del 1952 inaspettatamente tutto ebbe fine. Una violentissima tempesta si abbattè infatti su Torre a Mare: il mare si ingrossò scaricando la sua forza sulla costa e distruggendo tutto ciò che trovava sul suo cammino.
A farne le spese furono diverse strutture adagiate sull’Adriatico, tra cui il lido di Andrè Kolezan. I danni furono enormi: le onde infransero le vetrate del ristorante, portando via ombrelloni, cabine e sabbia. Per ricostruire tutto sarebbe servito un nuovo grosso investimento e così al proprietario non restò che chiudere per sempre, dando addio a questo piccolo gioiello “francese” adagiato sulla costa barese.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Angelo - Graziee